lunedì 17 dicembre 2007

Pensieri di Natale

Oggi la casa mi sta stretta, ho bisogno di spazio per lasciare rincorrere i miei pensieri. Decido di fare una passeggiata. Mi incammino verso il sentiero del lago. Passo dopo passo, il mio cammino procede stancamente. Il leggero mormorio dell'acqua accompagna i miei pensieri come una ninna nanna.  Mi fermo, lo sguardo fisso all'onda che riluce. L'aria pungente sfiora il mio viso arrossandolo. Fra una settimana sarà Natale: il mio albero è pronto con le sue luci colorate. I rumori mi arrivano ovattati, quasi irreali. Seguo il filo dei miei pensieri: Natale... ma cos'è veramente? Il sole già tramontato, illumina ancora le cime dei monti, dando una sfumatura rosea alla neve. Nelle zone più buie del fondovalle cominciano già ad accendersi le luci della notte, stelle terrestri che illuminano il nostro stanco camminare. Lontano nel giardino di una casa, un albero di Natale comincia il suo intermittente scintillare. Sprofondo nei ricordi e mi avvolge una tristezza infinita, pensando a chi non è più vicino a me. E la martellante domanda ritorna, seguita da altre che si affollano nella mia mente. Ma per l'uomo, per tutti noi, cos'è veramente Natale: é un giorno di festa o un giorno qualunque? È tristezza o gioia? Luce o buio? Vicinanza o lontananza? Speranza o delusione, o la tristezza che oggi mi porto addosso? Cerco risposte. La sera scende precoce in questo periodo dell'anno, il colore del lago assume varie sfumature sempre più scure. Torno indietro, il passo più svelto, la mente più leggera, le domande senza risposta sembrano svanite nel nulla. Nel paese passo davanti alla chiesa. La porta è aperta, sento il bisogno di entrare. A destra dell'altare hanno preparato un presepio, dentro la capanna la mangiatoia vuota attende.Tutti nel presepio attendono: Maria, Giuseppe, i pastori e le loro pecore, anch'io attendo, ma che cosa? Penso come mai l'Infinito ha voluto entrare nella dimensione del tempo, essere simile a noi, vuole farci capire qualcosa di importante per la vita di ciascuno. All'improvviso, nello spazio più profondo della mia mente si sprigiona una scintilla di gioia che con il suo tepore, invade ogni fibra del mio essere e trovo la risposta alle mie domande precedenti. È una parola sola: Amore. Si, Natale è Amore, un Amore da condividere con chi ti è vicino, con chi è lontano, con chi soffre, con chi non c'è più. Capisco allora che i giorni della mia vita hanno un senso, tutti i giorni del mondo hanno un senso ed io potrò augurare Buon Natale a tutti quelli che incontrererò.

sabato 15 dicembre 2007

Neve

La terra che trema,
che uccide, violenta,
che sanguina ferite d'orgoglio,
la terra è in attesa.
Volteggiano
bianchi cristalli
da un cielo pietoso
e coprono tutto
di bianco.
La terra
è in attesa.
La terra che piange,
soffre, ha paura,
ancora spera
e rinasce
nel suo biancore.

lunedì 10 dicembre 2007

Luce, pace, amore.

Ho trovato questa poesia di Alfred Edward Housman, mi è piaciuta e desidero condividerla con altri.

La pace guardò in basso
e vide la guerra.
"Là voglio andare"
disse la pace.
L'amore guardò in basso
e vide l'odio.
"Là voglio andare"
disse l'amore.
La luce guardò in basso
e vide il buio.
"Là voglio andare"
disse la luce.
Così apparve la luce
e risplendette.
Così apparve la pace
e offrì riposo.
Così apparve l'amore
e portò la vita.

domenica 9 dicembre 2007

Tramonto

La luce che è gioia
l'amore che è vita
il sorriso che nutre
corpi stanchi,
dalla lotta di
ogni giorno,
son svaniti nel nulla.
Le ombre s'allungano
nella sera
e oscurano quell'azzurro
che sanguina
sulle speranze deluse.
Le strade affollate
di solitudini,
ricevono l'ultima luce.

Natale

Solitaria la notte
copre col buio ansie e timori.
D'un tratto da una misera grotta,
nasce un raggio di luce,
s'allunga, si espande.
rischiara il paesaggio.
Nel silenzio inquietante
di cuori affannati,
giunge un suono di pastorale.
Ed ecco un lieve battito d'ale:
anche per te, oggi è Natale.

lunedì 3 dicembre 2007

Notte

Il sole
abbraccia
gli ultimilembi

d'azzurro.
ombre fluttuanti
vagano all'orizzonte.
Poi la notte
si scioglie
in una pioggia
di stelle
e la luna
si apre
su strade di luce.
Cerchi allora
antichi percorsi,
volti amati
tornano a te.

sabato 1 dicembre 2007

Nella Notte di Natale

Pace sussurra

una campanella

appena svegliata.

Gioia ripete

una stella d’argento

appena spuntata.

Amore cantano

gli angeli

nella notte beata.

Là nella capanna,

c’è un bimbo

che fa la nanna.

La sua mamma

è lì vicino

e culla piano

il suo bambino,

mentre fuori,

nella notte,

i pastori vengono

a frotte.

Augurio

Come ogni anno puntuale

in Dicembre vien Natale.

Nel mio cuore di bambino,

c’è un augurio piccolino

che s’allarga a tutto il mondo,

come un allegro girotondo:

-Buon Natale a tutti quanti

ed un bacino pieno d’amore

che riscaldi ad ognuno il cuore;

abbiate sempre tanti amici

e i vostri giorni siano felici.-

Buon Compleanno Gesù

Buon compleanno Gesù Bambino!

Anch’io che son piccino

ti voglio festeggiare

e qualcosa regalare

Ma non so…..

Ho pensato per un po’.

Ecco il dono che ti do:

“Ti regalo il mio sorriso

la mia gioia, il mio amore,

l’allegria di tanti amici,

Buon Natale, con tutto il cuore”.

Natale

Brillan nel cielo blu stelle d’argento.

Splendono gli alberi di Natale a cento a cento.

Là nella capanna, c’è un bimbo appena nato,

un asino ed un bue lo scaldano col fiato.

Vengono pastori e giungon pastorelle.

portando i loro doni e tante cose belle.

Sorride la tua mamma stringendoti vicino.

Un bacio, io ti mando, Caro Gesù Bambino.

E fu Natale in Tutto il Creato

Una fiaba per sognare. Una fiaba per riflettere... Per tutti i bimbi di oggi e di ieri... Buon Natale a tutti 
E FU NATALE IN TUTTO IL CREATO.
Ĕ una notte tranquilla, non c’è vento, ma fa molto freddo. Cicip è un passerotto che vive da solo. Ha costruito il suo nido fra i ruderi di un vecchio muro, vicino ad una strada di campagna.
Durante il giorno vola di qua e di là, si incontra con altri uccellini, si procura da mangiare, cinguetta, ma quando diventa buio si ritira nel suo riparo fino al mattino, la notte può essere pericolosa per un uccellino come lui.
Ora sta dormendo con la testina sotto l’ala, al calduccio del suo nido.
Ad un tratto, una strana musica lo sveglia, sente dei passi, delle voci.
Sbatte le ali, esce dal nido e si guarda intorno. Nel cielo sereno le stelle sembrano più splendenti, anzi c’è una stella nuova, più grande di tutte, più luminosa.
Cicip... Cicip….- mormora il passerotto - che sta succedendo?-
Guarda verso la strada e vede delle luci che si muovono. Senza pensarci troppo, vola verso quelle luci e vede alcuni pastori, con in mano delle fiaccole che illuminano il loro camminare, portano dei cesti coperti, dei fagotti, uno, tiene in braccio un agnellino.
Ma dove vanno tutti quanti a quest’ora di notte?- mormora Cicip.
Lontano si odono dei canti dolcissimi, sembrano delle ninne nanne.
Cicip è proprio curioso, vuole capire ciò che sta succedendo e segue i pastori. Lontano si vede una grotta piena di luce, i pastori con passo svelto si dirigono proprio là .Arrivati sul posto, si fermano timorosi all’entrata della grotta. Anche Cicip si ferma e guarda all’interno.
Sulla paglia c’è un bellissimo bimbo appena nato, vicino a lui c’è la sua mamma e il suo papà che lo guardano con gioia. C’è anche un bue e un asinello che col tepore del loro fiato, cercano di riscaldare quel piccolo bimbo.
Il passerotto pensa :- Questo bimbo deve essere proprio speciale se tutti lo vanno a trovare e poi tutta questa luce, una luce molto strana, che sembra trasformare ogni cosa, una luce che ti avvolge e ti rende felice, una luce così non l’ho mai vista in tutta la mia vita-.
Intanto i pastori, ad uno ad uno entrano nella grotta e lasciano davanti al bimbo ciò che hanno portato, i loro semplici doni: un po’ di formaggio, un po’ di frutta, del latte, una copertina, una maglietta di lana, un agnellino...
Si fermano un po’ a guardare il bimbo, sorridono ai loro genitori e se ne vanno pieni di gioia.
Cicip non riesce a capire.
Ad un tratto arrivano degli strani personaggi con le ali, non sono uccelli, sono angeli, ma il passerotto non ne aveva mai visti.
Cantano, poi dicono a chi sta vicino alla grotta: - Facciamo tutti festa a questo piccolo bambino, Egli è il Re di tutto il mondo – .
Arrivano altri pastori con i loro doni. Cicip, si fa coraggio ed entra nella grotta, si vergogna un po’, perché non ha niente da donare quel bimbo-re.
All’improvviso gli viene un idea: canterà...si canterà una canzone tutta per lui e
cercherà che sia la più bella che abbia mai cantato. Vola vicino al bimbo ed inizia a cantare. Dalla sua gola escono dei gorgheggi meravigliosi. I presenti lo ascoltano stupiti, mai un passerotto aveva cantato così. Piano piano il bimbo si addormenta e il passerotto non vorrebbe più andare via.
Un angelo dalla veste bianchissima si avvicina a lui e gli dice:
-Passerotto dal canto melodioso ora va e con il tuo canto annuncia a tutto il mondo questo grande avvenimento, perché ogni creatura della terra possa gioirne -.
Il passerotto uscì e si alzò in volo. Volò e cantò sopra il mare profondo, sulle cime più alte dei monti, sopra i boschi più scuri. Volò e cantò nelle case più povere, volò e cantò nei palazzi dei ricchi, volò su paesi e città e dovunque si potè udire il suo canto melodioso.Volò sopra campi e torrenti, volò nel cielo stellato colorato di blu, ed ecco fu Natale in tutto il creato.
Nel cielo le stelle brillarono di più e mandarono la loro luce sulla terra.
Nei prati sbocciarono splendidi fiori, anche se era notte e faceva freddo.
Le onde del mare iniziarono una danza meravigliosa.
Gli uomini si svegliarono con nel cuore una gioia immensa e un grande desiderio di pace e di amore.
Nell’aria tersa della notte si udì il canto degli angeli: – Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace, agli uomini che egli ama -.

martedì 24 luglio 2007

Profondo Blu

Ho fatto questo disegno con una tavoletta grafica, spero vi piaccia :)

Filastrocca della Buona Notte

Dopo il giorno viene la sera,

dopo l’inverno la primavera.

Quando il sole non c’è più

un'altra luce s’accende nel cielo blu.

Ĕ la luna birichina

che brilla sulle case e la collina,

l’accompagnano le stelle,

che sono le sue splendide sorelle.

Questa è l’ora della nanna.

ogni bimbo con la mamma,

stanco va nel suo lettino

per dormire fino al mattino.

Dorme e sogna il castello incantato,

dove i folletti un sogno hanno preparato.

Polvere magica, polvere di stelle,

Questa notte sognerai le magie più belle.

Mentre ti sussurro questa filastrocca

il sonno già i tuoi occhi tocca.

Dormi e sogna bel bambino.

Buon riposo mio piccino.

giovedì 19 luglio 2007

Il Castello dei Sogni

Il vento dell’est stava per arrivare. Nel bosco era tutto un movimento di fronde, una sinfonia di suoni e rumori. Tutti lo aspettavano con ansia perché quando arrivava si fermava a riposare un po’e raccontava storie bellissime. Piante e animali non vedevano l’ora di ascoltarle.

All’inizio del bosco, c’era un pino che faceva da sentinella. Quando sentì una leggera brezza passare fra i suoi rami.gridò : - Amici, sta arrivando!- Il vento dell'est entrò nel bosco, passò fra i rami degli alberi soffiando dolcemente, accarezzò il pelo dei vari animaletti, soffiò delicatamente sulle piume degli uccellini e si fermò. Tutto il bosco era in attesa di ciò che avrebbe raccontato.

Aveva poco tempo per fermarsi, perciò cominciò subito a raccontare:

-In un paese molto lontano da qui, le persone vivevano felici e contente, gli adulti lavoravano, i bambini andavano a scuola e la sera si trovavano a giocare, il tempo trascorreva gioioso e sereno. Ogni tanto venivano organizzate delle belle feste, alle quali tutti partecipavano e si divertivano. La notte, le persone, stanche della giornata trascorsa, andavano a dormire contente perché il sonno le avrebbe riposate e avrebbe regalato loro sogni meravigliosi.. Al mattino si alzavano con rinnovata energia, pronte per il nuovo giorno. Una notte, successe un fatto strano: nessuno sognò. Gli abitanti di quel paese non si preoccuparono molto, ma da quella notte e nelle notti seguenti nessuno sognò più. Quando era ora andavano a dormire, dormivano, ma al mattino si alzavano più stanchi della sera precedente senza capirne il perchè. Pian piano si resero conto che il loro problema era collegato alla mancanza dei sogni, ma non sapevano proprio cosa fare. I giorni passavano, le persone erano sempre più stanche e a lungo andare diventarono tristi e nervose, si arrabbiavano con facilità ed il paese non era più un luogo gioioso e sereno, ma triste e silenzioso, nessuno oltre il proprio lavoro o lo studio aveva voglia di fare altre cose.

In quel paese abitava anche Denis un bambino di sei anni che viveva con la mamma in una casa gialla circondata da un piccolo giardino. Anche lui come tutti si sentiva stanco e svogliato.Una mattina che non c’era scuola pensò di farsi una passeggiata nel bosco vicino al paese, pensando che forse dopo si sarebbe sentito meglio. Entrò nel bosco camminando lentamente. Ad un tratto inciampò in qualcosa di duro.

Un sasso – mormorò.

Abbassò lo sguardo e vide che si trattava di una grossa chiave sporca e un po’arrugginita, la raccolse e la osservò. Non ne aveva mai viste di così grandi. - Chi l’avrà persa? - si chiese Denis. Stava per gettarla di nuovo a terra quando gli sembrò di vedere un lieve bagliore uscire da sotto le incrostazioni.

Prese il suo fazzoletto e cercò di pulirla un po’. Man mano che toglieva la sporco, la chiave brillava sempre di più. Alla fine tra le mani di Denis la chiave splendette come un piccolo sole. La girò e la rigirò due o tre volte per osservarla meglio e all’improvviso il bosco sparì e si trovò in un posto straordinario. Era circondato da enormi e soffici nuvole rosa, i suoi piedi appoggiavano su una strada fatta di nuvole bianche. Davanti a lui c’era un castello azzurro con innumerevoli torri dal tetto a punta.

- Che strano, un castello sulle nuvole! - esclamò Denis.

Guardò la chiave che teneva in mano, ora non brillava più, ma il suo colore era di un bel giallo dorato. Meravigliato per ciò che gli era capitato, ma curioso di capire dove si trovava, mise la chiave in tasca e provò a fare qualche passo, gli sembrava di camminare su un tappeto di gommapiuma. Un po’timoroso si incamminò per la stradina di nuvole e in pochi minuti giunse al castello. Il castello era proprio grande, aveva un portone d’argento e tante finestre con i vetri azzurri. Denis era curioso di scoprire come mai era finito lì e chi abitava in quel castello.

- Devo entrare nel castello, ma come?- pensava.

La sua attenzione fu attratta da un enorme anello color oro appeso ad una catenella dello stesso colore che dondolava lievemente accanto al portone. Vicino all’anello c’era una targhetta dorata con scritto:

-Fabbrica dei sogni-.

Senza pensarci due volte allungò la mano e tirò l’anello. Un dolce carillon cominciò a suonare, mentre il portone lentamente si apriva. Un po’ timoroso entrò e si trovò in una grande stanza vuota, illuminata da piccole fiammelle che si muovevano nell’aria, al centro della sala si trovava un enorme scalone di marmo azzurro che saliva verso il piano superiore. Intanto il portone lentamente si era chiuso dietro di lui. Denis si fece coraggio e cominciò a salire, anche le fiammelle salivano con lui illuminando il suo cammino. Ad un tratto si fermò di colpo, quasi spaventato: un folletto vestito d’argento era apparso in cima alla scala. Con voce cortese ma decisa gli disse:-Benvenuto alla fabbrica dei sogni! Come hai fatto ad arrivare fin qui? Chi ti ha portato? Nessun umano conosce l’esistenza di questo castello. Solo chi possiede la chiave magica dei nostri laboratori può arrivare fin qui-. Lo guardò meglio poi esclamò: -

Ma io ti conosco, so dove abiti, sono venuto molte volte a casa tua. -

Denis per lo stupore non riusciva a parlare, balbettò solo: - Ciao - .

Il folletto continuò:

- Bene, per favore vieni con me,ti accompagno dagli altri, così potrai spiegarci tutto.-

Denis lo seguì, entrarono in un grande salone dove un gruppo di folletti in divisa d’argento stavano discutendo, seduti su poltroncine multicolori fatte di nuvole. Tutti si voltarono a guardare il nuovo arrivato con un espressione meravigliata. Dopo i saluti e le presentazioni cominciarono a fargli tante domande.

Denis era un po’ agitato ma riuscì a sorridere e cominciò a spiegare: - Io non so come sono arrivato da voi. Stavo facendo una passeggiata nel bosco, quando ho inciampato in una grossa chiave, l’ho pulita e mi sono trovato qui.-

Così dicendo estrasse la chiave di tasca e la mostrò ai folletti.Tutti batterono le mani e cominciarono a saltellare di qua e di là con gridolini di gioia.

Poi spiegarono: -Siamo tanto contenti che sei arrivato qui anche se non permettiamo mai agli umani di entrare nel nostro castello. Devi sapere che in questo castello vengono fabbricati i sogni delle persone. Da alcune settimane non abbiamo potuto preparare nessun sogno, perchè ci era stata rubata la chiave della porta del laboratorio e non riuscivamo a trovarla. Ci dispiaceva molto perché sapevamo quanto sono importanti i sogni nella vita degli uomini. Vicino al nostro castello, su una nuvola grigia vive Nero, il folletto degli incubi. Anche lui ha un laboratorio per fabbricare i sogni, ma non conosce gli ingredienti giusti perciò i suoi i sogni diventano tutti neri e paurosi. Ĕ molto invidioso del nostro lavoro, gli abbiamo chiesto di lavorare assieme a noi ,ma ha sempre rifiutato. Dice che preferisce lavorare da solo. A volte riesce preparare i sogni prima di noi e allora vola subito a portarli alle persone. Nessuno vorrebbe quei sogni perché sono incubi spaventosi, fanno svegliare le persone talmente agitate che non riescono più ad addormentarsi. Tutti preferiscono i nostri sogni che sono allegri, colorati e aiutano a dormire tranquilli tutta la notte per poi svegliarsi al mattino rilassati e contenti pronti per per iniziare una nuova giornata. Geloso del nostro lavoro si era intrufolato nel castello, era riuscito a rubare la chiave dei laboratori e l’aveva gettata nel vuoto.

Tutti i folletti sono andati cercarla, senza chiave non si poteva entrare nei laboratori, ma nessuno era riuscito a trovarla, ed ora eccola: è la chiave che tieni in mano. Ora finalmente possiamo ricominciare a produrre i sogni che ogni notte portiamo alle persone, anche a te, come abbiamo fatto tante volte in passato. Tutto ritornerà come prima per merito tuo.-

Presero la chiave che Denis porgeva loro e la consegnarono ad uno dei folletti presenti che subito uscì. Invitarono Denis a sedersi e gli offrirono un delizioso succo di frutta all’arancia e una fetta di torta alle fragoline di bosco, poi gli chiesero: -Ti piacerebbe vedere il nostro laboratorio?-

-Oh, si!- esclamò Denis. Uscirono dal salone, scesero una scala, ricoperta da marmo bianco che portava ai sotterranei e arrivarono ad una porta argentata Un folletto bussò due volte alla porta e questa si aprì . All’interno del laboratorio disposti su grandi fuochi, enormi pentoloni bollivano, molti folletti erano indaffarati a versare nei pentoloni varie erbe e fiori di tanti colori. Dopo un po’ numerose nuvolette di vapore colorato si alzarono verso il soffitto al centro del quale stava un’apertura rotonda. Le nuvolette raggiungevano l’apertura e sparivano. I folletti spiegarono che le nuvole di vapore dovevano attraversare il tunnel della polvere magica ,dove si sarebbero mescolate e trasformate in sogni, per poi uscire nel salone arcobaleno. Lì i folletti con il retino raccoglisogni avrebbero preso una nuvoletta per volta e l’avrebbero infilata in un piccolo sacco d’argento. I sogni così sarebbero stati pronti per la notte, quando i folletti distributori li avrebbero portati alle persone che dormivano.

Quando arrivano nella stanza della persona che dorme – continuò a spiegare il più vecchio dei folletti - il sacco viene aperto, la nuvoletta sogno esce e va ad appoggiarsi sulla fronte dell’addormentato, facendogli sognare tutto quello che essa contiene. Poi si dissolve nell’aria, lasciando nella stanza un delicato profumo di lavanda e così succede ogni notte. Noi folletti abbiamo ricevuto questo incarico fin dal’inizio dei tempi ed ora grazie a te possono continuare-.

Intanto erano usciti dal laboratorio e stavano salendo una scala blu che li avrebbe condotti al salone arcobaleno. Lo spettacolo che si presentò agli occhi di Denis era meraviglioso: centinaia di nuvolette dai colori dell’iride volteggiavano leggere nell’aria, mentre un gruppo di folletti volanti stavano già catturandole con dei retini argentati e man mano che le prendevano le riponevano nei vari sacchi.

I sogni erano così pronti per le consegne della notte seguente.

Ora Denis doveva tornare a casa.

- Prima che tu vada via, vogliamo esprimerti la nostra gratitudine con un regalo,- gli dissero i folletti – Scegli la nuvoletta che ti piace di più e questa notte mentre dormirai noi te la porteremo -.Denis scelse la nuvoletta dai colori che gli piacevano di più e salutò i folletti. - Torna nel tuo mondo– li dissero - ma ricordati che i nostri sogni a volte si avverano anche nella realtà, basta volerlo. Gli spruzzarono un po’ di polvere magica e Denis si ritrovò nel bosco vicino a casa sua. Era sera, il sole stava per tramontare, non vedeva l’ora che venisse notte e così poter andare a dormire. Quando finalmente giunse l’ora di andare a letto, s’infilò sotto le coperte e s’addormentò subito. Fece il sogno che i folletti gli portarono, proprio quello della nuvoletta che aveva scelto, un sogno stupendo che durò tutta la notte.

Da quel giorno, precisamente da quella notte, nel paese tutto tornò alla normalità, le persone ricominciarono a dormire sognando e la vita riprese serena e gioiosa come prima.

Denis ogni tanto prima di andare a dormire lasciava qualche regalino ai folletti postini: una caramella, un disegno, un breve messaggio, dei biscotti . Al mattino, al loro posto, trovava un bigliettino azzurro con una scritta d’argento che cambiava ogni volta: -Grazie... sei un amico... non dimenticarti mai di noi...ci rivedremo presto...-

Denis era felice, sapeva in cuor suo che un giorno o l’altro i folletti lo avrebbero invitato ancora ad andare a trovarli alla fabbrica dei sogni.

-E voi alberi sognate? E voi animaletti del bosco?- così dicendo il vento dell’est terminò il suo racconto, fece un ultimo giro sopra il bosco, piegò dolcemente le cime degli alberi più alti e senza aspettare risposta se ne andò leggero come quando era venuto, per continuare il suo viaggio verso altri luoghi, incontro ad altri amici. Gli abitanti del bosco, ancora immersi nella magia del racconto che avevano ascoltato, silenziosamente si prepararono per la notte, certi che i folletti avrebbero portato anche a loro magici sogni. Mentre s’addormentavano pensarono al vento dell’est e alle sue storie meravigliose, era così bravo a raccontarle che riusciva a donare al bosco un pizzico di magia .

Commento: i sogni sono desideri che nascono nel profondo di ogni essere, per chi lo vuole veramente, si possono anche realizzare.

Fantasticare aiuta ad affrontare la realtà a conoscerla e dominarla.

lunedì 16 luglio 2007

La Visita del Re

Nel regno di Quaelà, viveva un re che si chiamava Riccardo, ma dai suoi servitori veniva chiamato re Sole, per via dei suoi capelli biondi e ricci. Il suo era un regno tranquillo, ma …….anche in questa storia c’è un ma….Re Sole non era mai uscito dal suo castello e nessuno dei suoi sudditi lo conosceva. Quando doveva comunicare con loro si serviva dei suoi ministri o dei suoi consiglieri . Spesso stava sulla torre più alta del castello ad ammirare i suoi possedimenti, guardava i vari paesini che sorgevano intorno ed immaginava i loro abitanti intenti al lavoro. Giorno dopo giorno il re passava molto del suo tempo sulla torre. Guardava e pensava, finchè un giorno arrivò alla conclusione che non era giusto starsene lì solo a guardare, doveva uscire ed andare di persona a trovare i suoi sudditi, vedere come si trovavano, di cosa avevano bisogno, così li avrebbe conosciuti meglio, si sarebbe fatto conoscere e di sicuro il suo regno sarebbe diventato più bello e più felice. Chiamò i suoi ministri e ordinò loro di predisporre ed organizzare le sue uscite, perché, a partire dal giorno dopo, sarebbe andato a visitare tutti i villaggi del suo regno.Un messaggero venne immediatamente inviato in ogni angolo del regno per annunciare la bella notizia. Dovunque il popolo esultava e cominciava ad organizzare i preparativi per l’importante avvenimento. Proprio in fondo alla valle c’era un piccolo paese, l’ultimo che il messaggero doveva avvisare. La strada per arrivarci era piena di buche e disseminata di sassi.Ai bordi della strada crescevano molte erbacce e molti cespugli spinosi. Quando il messaggero del re arrivò al villaggio chiamò gli abitanti e disse: -Re Sole desidera visitare tutti i suoi sudditi, ma da voi non potrà venire perchè la strada per arrivare fin qui è piena di buche, di sassi, intorno c’è sporcizia e disordine,il vostro villaggio è poco pulito, a meno che, non sistemiate tutto-. Gli abitanti del paese si preoccuparono molto, il re doveva andare anche da loro, era un avvenimento troppo importante: lo avrebbero visto da vicino, avrebbero parlato con lui, il re li avrebbe incontrati ad uno ad uno…. Dovevano fare subito qualcosa. Decisero di riunirsi in piccoli gruppi e sistemare meglio che potevano: un gruppo andò a togliere i sassi dalla strada, un altro copriva le buche e spianava bene; altri gruppi estirpavano erbacce e rovi dai bordi, piantando al loro posto cespugli fioriti e piante sempreverdi. Venne ripulito per bene anche il villaggio. Il re arrivò così anche da loro.Fu un giorno memorabile: il re venne accolto con grande festa e allegria e si fermò in quel villaggio tutto il giorno. Ebbe modo di parlare con ciascuno e promise che sarebbe andato più spesso a trovarli perché la gioia di quel giorno rimanesse sempre nel cuore di tutti.

Morale della favola: per gli avvenimenti belli e importanti c’è sempre un tempo di preparazione che costa fatica, ma porta gioia e soddisfazione.

Il Muro Dipinto

In una bellissima città tra i monti, circondata da boschi profumati, viveva un popolo governato da un re buono e intelligente. Le persone erano contente, si volevano bene e il loro re era molto soddisfatto.

Ma con il passare del tempo le cose cambiarono, ognuno cominciò a sentirsi e a credere di essere migliore degli altri e ciascuno cominciò a lavorare solo per sé dicendo che non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno.

La vita della città però ben presto si trasformò: le persone cominciarono a parlarsi sempre di meno, finché arrivarono a non guardarsi più. Non si sentivano le voci allegre dei bambini, perché non giocavano più assieme. Le case e le strade cominciarono a rovinarsi perché nessuno riusciva a sistemarle come era necessario. Nei giardini i fiori appassivano perché mancava chi li coltivasse con competenza. Se qualcuno si ammalava non c’era chi lo curasse. Il re era preoccupato e per quanto cercasse di far ragionar i suoi sudditi, non riusciva a risolvere il grave problema. Pensò allora di recarsi sulla cima della montagna più alta del suo regno, dove viveva un vecchio saggio per chiedergli consiglio.

Il saggio lo accolse con gioia e dopo aver riflettuto a lungo, prese un grande scatola e la diede al re. - Prendila e aprila- gli disse. Il re prese la scatola e l’aprì, conteneva tanti vasetti colmi di colore, erano così belli e di tante gradazioni diverse che rallegravano il cuore solo a vederli. Poi c’erano innumerevoli pennelli di ogni misura e grossezza. Il saggio riprese – Nella piazza più grande della tua città, c’è un enorme muro vecchio e malandato, rimettilo a nuovo, con il colore grigio disegnaci sopra il paesaggio che c’è intorno a te, poi chiama i tuoi sudditi, dà ad ognuno di loro un vasetto di colore diverso ed invitali a dipingere solo la parte del disegno che può essere colorata con quel colore, il tuo problema sarà risolto.

Il re non riusciva a credere che dei semplici colori risolvessero il grave problema, ma confidando nella saggezza del vecchio, andò nella piazza più grande della città, sistemò il grande muro e vi disegnò sopra il bellissimo paesaggio che lo circondava. Poi chiamò tutti i suoi sudditi e diede a ciascuno un vasetto e un pennello e ordinò loro di dipingere come gli aveva detto il saggio. Obbedendo a malincuore i sudditi eseguirono l’ordine. Piano piano il vecchio muro fu trasformato in un bellissimo dipinto.Tutti lo guardavano meravigliati e dicevano: - Ma siamo stati noi a fare una cosa così bella?- -Si- Disse il re- che nel frattempo aveva capito il significato di tutti quei colori - il contributo di tutti, ognuno con un colore diverso ha creato questo capolavoro. Secondo voi cosa significa?-

I sudditi capirono: ognuno di loro aveva delle qualità diverse dall’altro, solo unendole si poteva costruire qualcosa di bello e importante. Da quel giorno ogni abitante visse rispettandogli altri, aiutandoli, offrendo loro ciò che sapeva fare, non importava se era tanto o poco e la città tornò ad essere un posto meraviglioso dove tutti vivevano felici.

Morale della favola: piccole o grandi le nostre capacità, unite assieme possono migliorare il mondo.

sabato 14 luglio 2007

L'uomo - poesia

Uomo.

Soffio di vita

che passi

nella dimensione

del tempo,

tra alternanze

di luci e colori,

di freddo e calore,

assaporando

gioie feconde

e tristezze infinite.

Soffio di vita,

schiavo di sogni

che s’infrangono

contro delusioni e dolore.

Per te che

cerchi l’amore,

un giorno giungerà

la tua libertà

e per sempre vivrai

nell’eternità.