mercoledì 25 maggio 2011

Fiocco di neve (fiaba per bambini)

L’inverno era arrivato presto. Il vento contastorie era lontano. Faceva molto freddo e un vento gelido soffiava nella valle, scuoteva i rami degli alberi, passava nel bosco con il suo soffio ghiacciato,facendo rabbrividire ogni cosa. Molti animaletti stavano chiusi nelle loro tane: alcuni stavano dormendo e si sarebbero svegliati al giungere della primavera, altri stavano al caldo e uscivano solo in cerca di cibo. Molti alberi erano spogli e se la dormivano alla grande. Ogni tanto si sentiva russare: era nonno rovere. A volte russava così forte che si poteva sentire fin nella valle sottostante.
Un grande e antico elce si ergeva al centro del bosco e sorvegliava ogni cosa. Aspettava con ansia che arrivasse Stella di neve, la fatina che con la sua magia avrebbe fatto cadere dal cielo leggeri cristalli bianchi e avrebbe trasformato tutto il paesaggio in un mondo fantastico. I giorni passavano, ma della fatina nessuna traccia.
Stella di neve era figlia di un grande mago, abitava in un castello costruito sulla cima di una altissima montagna, tutta circondata da nuvole, assieme a papà Inverno ad una sorella e ad un fratello. Dalle torri del castello si potevano scorger altre montagne che si ergevano maestose ed imponenti, ognuna con un castello abitato da un mago o da una maga. Nella parte più bassa le montagne erano ricoperte da boschi folti e rigogliosi che ospitavano diverse specie di animaletti e i Folletti canterini. Erano dei folletti speciali che ogni giorno rallegravano i boschi con i loro canti e con la musica dei loro flauti. Ai piedi dei monti si stendeva una immensa valle con un grande lago e intorno alle rive vivevano uomini, donne e bambini. Queste famiglie coltivavano la terra che era molto fertile.
I giorni trascorrevano tranquilli e sereni perché tutti si rispettavano. I maghi che abitavano sui monti avevano ricevuto dal loro grande capo Sua Maestà Tempo, il compito di proteggere e custodire i boschi e la valle. A turno e per tre mesi ognuno governava il territorio con compiti ben precisi.
Ora era il turno di mago Inverno che con l'aiuto dei suoi figli, aveva il dovere di far riposare la natura in modo che folletti e umani si rilassassero, dopo i faticosi lavori della bella stagione. I tre figli di Inverno alla loro nascita, avevano ricevuto dal grande mago Tempo un dono magico. Gelo, il primogenito sapeva trasformare l'acqua in ghiaccio: bastava che sfiorasse l'acqua con le sue mani che questa diventava subito solida e liscia come pietra. Gocciola, la seconda figlia, aveva la capacità di soffiare verso il cielo facendolo coprire da innumerevoli nuvole grigie, dalle quali dopo pochi momenti iniziavano a cadere tante piccole gocce argentate. Stella di Neve, la figlia minore, possedeva un bellissimo ciondolo a forma di stella, che teneva appeso al collo con una catenella d'argento. Quando lo alzava verso il cielo, questo diventava color grigio perla e subito cominciavano cadere innumerevoli stelle bianche che si posavano una vicina all'altra, su ogni cosa, rivestendo tutto il paesaggio di un bianco mantello scintillante. Spesso i tre fratelli giocavano nel loro giardino e si divertivano ad usare i loro magici doni. A volte il papà li mandava nei boschi dei folletti canterini e nella valle degli uomini, per aiutare con la loro magia, coloro che vi abitavano. Quando arrivava Gelo faceva così freddo che il grande lago si ghiacciava e tutti potevano attraversarlo senza timore, anzi uomini e folletti ogni settimana organizzavano gare di pattinaggio, ed era sempre una grande festa. Gocciola portava la pioggia, necessaria alla terra, al lago, al fiume, tutti lo sapevano ma quando arrivava, cercavano di uscire il meno possibile, preferivano rimanere al caldo, accanto al fuoco acceso. Uomini e folletti erano contenti quando arrivavano i tre fratelli, ma i bambini preferivano Stella di neve, perché si divertivano molto a giocare con i suoi cristalli soffici e leggeri. Stavano a giocare tutto il giorno, costruivano pupazzi, gareggiavano con le slitte,lanciavano palle di neve e alla sera felici, con le guance arrossate, non sarebbero più rientrati in casa.
Sulla cima di un monte lontano, in un castello vecchio e scuro viveva, Tramontano, un mago solitario, senza amici. Era un mago che non piaceva a nessuno, usciva quando ne aveva voglia e non seguiva mai le indicazioni di mago Tempo. Quando attraversava la valle e la pianura, lo precedeva un vento così gelido e forte che tutti gli abitanti si chiudevano in casa con porte e finestre sbarrate, uscivano soltanto quando Tramontano se ne andava per tornare al suo castello. Un giorno Tramontano tornando dalla pianura, si trovò per caso a passare vicino al castello di mago Inverno e attraverso le nuvole che lo circondavano vide una bellissima fanciulla che danzava nel giardino.
Com'era bella tutta vestita di bianco con i lunghi capelli argentati e un mantello fatto di piccole stelline bianche. Si stava allenando a formare stelle di neve che faceva volteggiare tutto intorno. Tramontano si fermò, guardava la bella principessa e le sue magie che trasformavano il giardino e pensava al suo, così grigio e triste.
Gli balenò un'idea: - Perché non portare la bella principessa nel suo castello? Con quella bellissima magia avrebbe trasformato il suo giardino e resa più allegra la sua vita. D'improvviso, Stella di Neve uscì dal giardino e s'incamminò verso il bosco dei folletti canterini. Era il momento giusto per agire, rapire la principessa e portarla nel suo castello. Non ci pensò due volte, comandò al vento gelido e forte che lo accompagnava di avvolgere la principessa con un soffio fortissimo e di trasportarla nel suo castello. Il vento obbedì e in pochi minuti la fatina si ritrovò nel buio e tetro castello di Tramontano.
-Perché mi hai fatta portare qui?- chiese spaventata Stella di Neve.-
- Sei mia ospite per sempre - rispose Tramontano. - ti ho osservata mentre facevi la magia dei bianchi cristalli e voglio che tu la faccia anche nel mio giardino- .
-Non posso rimanere qui, il bosco mi sta aspettando - soggiunse Stella di Neve.
-Non mi importa del bosco, né dei folletti, né degli uomini, ora rimarrai qui e farai la tua magia solo per me, ogni volta che te lo ordinerò. Il mio giardino diventerà splendido ed io ne sarò felice - continuò Tramontano.
Poi soggiunse: - Avrai una stanza bellissima, ma dovrai obbedirmi sempre-.
La fatina chinò la testa molto triste, perché sapeva che nel bosco e nella valle l'aspettavano e che senza il suo dono la terra ne avrebbe sofferto. Ora era prigioniera, in quel castello cupo e nessuno sapeva dove si trovava. Le giornate cominciarono a trascorrere lente e tristi. Tramontano la teneva chiusa nella sua stanza e la faceva uscire solo quando desiderava vedere le sue magie. Il tempo passava, ancora pochi giorni, mago Inverno avrebbe terminato il suo compito e un altro mago avrebbe preso il suo posto, senza che nemmeno una nevicata avesse imbiancato la terra. Mago Inverno era molto preoccupato, aveva cercato inutilmente la figlia, aveva chiesto anche e l'aiuto degli altri maghi, ma niente, di lei nessuna traccia. Gocciola e Gelo a turno uscivano a compiere le loro magie, a volte uscivano insieme, mentre papà Inverno controllava il loro lavoro dalla sala dei cristalli di ghiaccio, dove in una grande palla di vetro poteva vedere quello che succedeva sulla terra e sentire tutto ciò che umani e folletti dicevano.
Si sentiva solo brontolare. molti borbottavano:
-Cosa combina quest'anno mago Inverno, sempre freddo, pioggia e gelo ogni giorno, anche quando c'è il sole è sempre molto freddo, mai una nevicata che mitighi questa temperatura così gelida-. Nel frattempo, Tramontano viveva felice perché il suo giardino era diventato bellissimo, tutto coperto dai cristalli magici di Stella di Neve. Era così contento che permise alla principessa di uscire in giardino tutte le volte che lo desiderava. Le alte mura intorno al castello non le avrebbero permesso di scappare. Un mattino Stella di Neve uscì in giardino e sotto un albero trovò un passerotto con un'ala spezzata. Lo raccolse con delicatezza e lo portò nella sua stanza,dove cercò di curarlo. In poco tempo l'ala del passerotto guarì. Stella di Neve raccontò al passerotto quanto le era successo, chiedendogli se poteva aiutarla. Ci pensarono un po' poi
decisero che la principessa avrebbe preparato un messaggio per suo padre, dove spiegava cosa era successo e dove si trovava, lo avrebbe legato ad una zampina del passerotto, che sarebbe volato fino al castello del mago e glielo avrebbe consegnato. Così fecero. Il passerotto con il messaggio salutò Stella di Neve e dopo un lungo volo arrivò al castello di Inverno. Si fermò sul davanzale di una finestra e con il suo cinguettio riuscì ad attirare l'attenzione del mago.
Appena Inverno ebbe letto il messaggio, si arrabbiò moltissimo. Andò immediatamente da Tempo il capo di tutti i maghi e chiese il suo intervento.Tramontano fu costretto a liberare immediatamente la fatina. Mago Tempo gli disse che doveva essere punito per ciò che aveva fatto.
- Rimarrai chiuso nel tuo castello per un anno intero e se combinerai ancora qualche pasticcio, non ti farò più uscire- sentenziò.
Finalmente, proprio l'ultimo giorno che mago Inverno aveva a disposizione per governare e custodire il territorio, Stella di Neve uscì per compiere la sua magia. All'improvviso tutto si coprì di bianco, persone, folletti e animali ne furono felici. Quel giorno i bambini non andarono a scuola e rimasero a giocare con i cristalli di neve finché giunse la notte e non si riusciva a vedere più niente.
Anche nel nostro bosco la neve arrivò per la gioia di animaletti e piante. Il grande elce mentre veniva coperto dai scintillanti cristalli, mormorò, sbadigliando:
- Meglio tardi che mai, ora mi posso concedere un pisolino anch'io.-

Commento. A tutti i bambini che conosco e che conoscerò auguro di lasciarsi avvolgere dalla fantasia per riscoprire la bellezza della realtà.

martedì 10 maggio 2011

INCANTO

INCANTO

Pennellate di rosso
infrangono
le argentee onde
sussurranti
che cullano
le sponde.
Si tuffa nell'acqua
il verde rinato,
sorride
alle nuvole,
tremolando
leggero.
E quando la luce
si affaccia dal monte,
una pioggia
di brilli
bacia
il lago stupito.
E' un incanto
che ammalia,
è una pace
che avvolge.
Il pensiero più nero
che alberga
nel cuore,
veleggia nell'aria
e si dissolve
lontano,
in quel rosso
aranciato
che ormai sfuma
nel blu.


Dedico questi versi allo Stimatissimo Prof.Giorgio Perilli, che pazientemente guida il nostro gruppo nel mondo fantastico della pittura e del colore.